L’amore contro l’insoddisfazione umana. L’amore come stimolo e prova di forza come rimedio alla felicità dell’altro. L’amore come attesa, ansia, tormento e stupidità.
Acquappesa. La regina Altea non è felice a causa della contninua insoddisfazione del suo amato sposo. Re Gedeone, mai appagato nonostante i successi, mette alla prova se stesso sfidando il mare, con la promessa di una vita serena e appagata per la sua consorte. Seppur riluttante Altea asseconda lo spirito d’avventura del marito ponendo il suo animo alla pesante angoscia dell’attesa. Attesa che diventerà inquietudine, ansia e brama del ritorno che finiranno per essere causa del suicidio della regina stessa e conferma della morte del re.
Un’antica leggenda calabrese narra che un tempo sulle sponde del Tirreno sorgesse un regno governato da Gedeone Magno, re di bell’aspetto, forte e temerario. Accanto a lui regnava la regina Altea, di pari bellezza, dolce e soave. Il loro era stato un matrimonio d’amore ma il re, come vittima di un potente sortilegio, nonostante le vittorie in battaglia e i successi nella vita, era tormentato da una grande e profonda insoddisfazione che da riflesso colpiva anche la regina che, preoccupata per il consorte, accusava se se stessa come parte della causa dell’angoscia del marito. Il sovrano, preso da uno dei suoi soliti momenti di malumore, un giorno convocò la consorte per informarla dell’imminente impresa che si accingeva ad affrontare: sarebbe andato per mare alla ricerca di gloria e successi e che sarebbe ritornato da lei da audace e imbattibile guerriero.
Già angosciata dal pensiero di un’impresa molto pericolosa, la regina lasciò partire il re con la grande speranza di poter riabbracciare uno sposo finalmente rasserenato.
“Quando nel cielo scorgerai un bagliore purpureo, allora io tornerò da te.”
“Punta gli occhi verso l’orizzonte e affida all’ultimo raggio del giorno il tuo bacio che la brezza porterà a me.” le disse re Magno prima di salpare sull’immensa nave.
La regina da allora passò giorni e giorni a vegliare sul mare in attesa di un bagliore rosso nel cielo. Pare che rischiò di diventare cieca a furia del suo continuo scrutare il cielo nell’attesa di quell’ultimo raggio di calore da mandare all’amato. Il suo cuore come il castello divenne un luogo lugubre e triste. La regina smise di parlare e di ascoltare le parole dei servi che ormai non le erano più di conforto. Fonti raccontano che la vita nel castello divenne così impercettibile tanto da poter addirittura udire il sottile sciabordio delle onde contro scogli proveniente dalla lontana spiaggia. Impaziente e preoccupata più che mai, la regina un giorno decise di lasciare l’alta finestra cui era legata ormai la sua vita e salire su uno dei grandi scogli che svettavano di fronte la spiaggia.
“L’orizzonte sarà più grande e il ritorno del mio amato più vicino in questo modo.” disse tra le soffocate lacrime. In attesa dei dolci colori del tramonto, presa da grande ansia e sconforto, vagando con lo sguardo per le immense lande del cielo nell’attesa del bagliore purpureo, non si accorse di essersi sporta troppo e cadde dall’alta cima, annegando poco dopo nel vortice di un mare che a sua insaputa si era già preso lo sposo tempo addietro.
Ancora oggi ad Acquappesa, quando il tramonto infuoca di rosso la linea dell’orizzonte, la gente racconta che gli spiriti dei due sovrani si rincontrino proprio nei pressi dello scoglio fatale, e che la loro felicità nel ritrovarsi sia così completa e appagata tanto che anche le onde più minacciose del mare si placano come ossequio ai due.
abiti: Maria Chiara Saraceno
modelli: Federica Lanzone e Mattia Onorato
Ricerca storica: Luigi Bilotto
Adattamento testi: Alessandra Key Cappa;
Acconciature e trucco: Vicky Guzzo hair stilist
Foto: Biagio Oliverio