Una favola rosa. Il sentimento d’amore che alimenta contrasti tra genitori e figli. La testardaggine dell’amore adolescenziale che diventa sfida e volontà di vincere a qualsiasi prezzo.
Timpa del Campanello, Rende – S. Fili. Melina è la giovane figlia ribelle di una maga che come capriccio scappa con il suo giovane innamorato. A causa della sua testardaggine di adolescente innamorata, la sua fuga d’amore diventerà scontro aperto con il genitore cui seguirà una punizione data solo dalla voglia ossessiva di non voler cedere.
Lungo l’attuale strada che lega Rende a S. Fili, si distingue un colle detto Timpa del Campanello. Per tutti coloro che almeno una volta lo hanno visto, non sarà difficile portare alla memoria la curiosa forma antropomorfa.
Per soddisfare il curioso perché di tale forma, bisogna tornare indietro di tanti e tanti anni, quando scienza e raziocinio non erano nulla. Immaginate una vasta prateria, il vento che canta tra gli alberi, il fruscio dell’erba e lì, tra cerbiatti e volpi che corrono liberi, figuratevi una delicata fanciulla che attende su di un masso il suo innamorato.
Era costei la figlia di una maga, Melina. A differenza della madre, lei non era mai stata incline a pozioni ed intrugli magici. Pare che la sua grande inclinazione fosse disobbedire alla madre. E l’aveva fatto anche innamorandosi del giovane Cosentino che proprio non riusciva ad entrare nelle grazie della maga. Innamorati, ostacolati e spinti dall’incoscienza delle loro giovani età, al seguito di servitori e testimoni, i due innamorati compirono la famosa “fuitina”. La giovane però, per premunirsi dalla sicura vendetta magica della madre, giocò d’anticipo: a forza di spiare i riti e sentire le formule dei sortilegi, non volendo, si era impratichita e portò con sé alcuni oggetti che avrebbero potuto proteggere sia lei che il suo innamorato. Prese un orciuolo pieno d’olio, un pezzo di sapone ed un pettine. La maga, accortasi della fuga romantica, non impiegò molto a seguirne le tracce e ben presto fu molto vicina a i due fuggiaschi. Melina allora si diede al contrattacco: lasciò cadere a terra l’orciuolo che diventò un fiume d’olio, rallentando la maga che a fatica si destreggiava sulla vischiosa superficie. Per nulla intenzionata a cedere alla figlia, la maga di tutto punto, pronunciando parole immateriali, si librò in aria, riuscendo a camminare sulla superficie scivolosa. A quel punto la deliziosa fuga d’amore si mutò in scontro tra madre e figlia: la giovane gettò il pezzo di sapone nell’olio, trasformandolo in una fanghiglia che fece ruzzolare la maga. Di contrattacco la maga fece rassodare il fango riuscendo a rialzarsi. La fanciulla allora, intestardita più che mai, scagliò contro la madre il pettine che creò un fittissimo bosco tutt’intorno alla maga. Non riuscendo a trovare un contro incantesimo adatto a liberarla dalla prigione verde, la maga, infuriata, chiamò a raccolta tutto il suo potere e, togliendo dalla tasca un piccolo campanello, invocò le forze infernali affinché al suono del campanello gli innamorati e il seguito fossero immediatamente pietrificati. A conferma del patto infernale, bastò agitare una sola volta l’oggetto che il sortilegio si compì, e ancora oggi esso vige attraverso Timpa del Campanello in cui sono visibili le forme di quelle persone rapprese nella roccia e sulle quali incombe una grande campana. E’ la campana il simbolo dello sguardo della potente maga che vigila costantemente dall’Inferno, affinché il sortilegio non si spezzi per l’eternità.
abiti: Piero Cuomo e Giovanna Cuomo
modelli: Maria Francesca De Marco e Maximiliano Lorenzano
Ricerca storica: Luigi Bilotto
Adattamento testi: Alessandra Key Cappa;
Acconciature e trucco: Vicky Guzzo hair stilist
Foto: Biagio Oliverio