
Un amore non rispettato a causa di giochi politici. Un piano per salvaguardare i propri sentimenti. L’amore che diventa vendetta, la vendetta che diventa follia, morte, giudice e boia.
Pentedattilo, XVII sec. L’amore tra la marchesa Antonia e il barone Bernardino ostacolato da sottili giochi politici. Un amore che pur di non arrendersi sfocerà nell’atto romantico del rapimento d’amore che si trasformerà per il barone nella sete di sangue che porterà all’eccidio della famiglia Alberti. Seppur con il matrimonio celebrato tra i due innamorati, ben presto la vita li separerà per mai più ricongiungerli.
Se fossero stati solo Antonia e Bernardino, diversa sarebbe stata la loro storia. Chissà.. Sarebbero stati forse due contadini sporchi e poveri? Sarebbero stati due mandriani stanchi e malnutriti? Oppure sarebbero stati due ladruncoli, nomadi e benefattori?
Una cosa è certa: sarebbero stati felici.
Tuttavia la storia ha voluto per Antonia il titolo di marchesa Alberti e per Bernardino quello di barone Abenavoli. Lo loro è una storia di lutto e dolore. Non fu sufficiente a salvarli quello sguardo fugace che fece scoppiare lo loro passione forte e sincera, contrastata fin dall’inizio da don Lorenzo Alberti, marchese e fratello di Antonia.
Fra le due famiglie per lungo tempo vi era stata un’accesa rivalità per questioni relative a confini comuni. Intorno al 1680 le tensioni fra le due casate sembravano andare scemando sia per le pressioni del Viceré di Napoli, che intendeva pacificare la zona, sia perché il capostipite della famiglia Abenavoli, il barone Bernardino, progettava di prendere in moglie Antonia, figlia del marchese Domenico Alberti che morì poco dopo, nel 1685.
Succeduto al padre Domenico, don Lorenzo Alberti sposò la figlia del Viceré, Caterina Cortez promettendo la sorella Antonia a don Petrillo Cortez, fratello di Caterina, che aveva notato la giovane, innamorandosene. Ferito nell’orgoglio e nei sentimenti, Bernardino giurò vendetta contro gli Alberti. Progettando di rapire l’amata, nella notte del 16 aprile 1686, Bernardino, introdotto nel palazzo degli Alberti, da finalmente sfogo alla sua sete di vendetta: si lancia all’assalto delle varie stanze del castello uccidendo tutti i discendenti del casato, compreso Simone Alberti, fratellino di 9 anni di Lorenzo, mortalmente sbattuto contro una roccia. Da tale massacro risparmiò Caterina Cortez, l’amata Antonia, la piccola Teodora, donna Giovanna e don Petrillo Cortez, preso in ostaggio. Tornato nel castello di Montebello Ionico, Bernardino sposò Antonia e imprigionò don Petrillo, come garanzia per eventuali ritorsioni del Viceré verso gli Abenavoli. Avuta la notizia della crudele strage di Pentedattilo, il Viceré di Napoli ordinò una spedizione contro i Montebello per liberare don Petrillo e uccidere l’assassino. Bernardino e Atonia riescono a fuggire ma il loro è un destino amaro: i due dovranno separarsi. Bernardino scapperà prima a Malta e poi a Vienna dove prenderà parte all’esercito come capitano, morendo in una battaglia navale nell’agosto del 1692. Antonia trascorrerà la sua vita in un convento di Reggio Calabria, consumata dal dolore di aver perso l’uomo che amava e dall’angoscia di essere stata l’involontaria causa dell’eccidio della sua famiglia.
Numerose sono le leggende legate a questa cruenta strage che ha dato l’appellativo “La mano del Diavolo” a Pentedattilo: c’è chi afferma che sia presagio del giorno in cui un’enorme mano si abbatterà sugli uomini per punirli a causa della loro sete di sangue; chi dice che le torri in pietra sovrastanti il paese rappresentino le dita insanguinate della mano del barone Abenavoli; altri infine narrano che la sera, in inverno, quando il vento è violento tra le gole della montagna, si riescono ancora a sentire le urla strazianti del marchese Lorenzo Alberti.
abiti: Valentina Versace
modelli: Ilaria Giancola e Johnny Chimento
Ricerca storica: Luigi Bilotto
Adattamento testi: Alessandra Key Cappa;
Acconciature e trucco: Vicky Guzzo hair stilist
Foto: Biagio Oliverio