
La contesa di un amore: il romanticismo, la timidezza, l’arte contro il piacere fisico, l’egoismo e l’appagamento sensuale dei sensi. Il sentimento che diventa inganno.
Mesoraca, 1586. Sara Rossi è una giovane fanciulla di buona famiglia che cresce insieme ad Arrigo, giovane orfano adottato dalla famiglia di lei. Tra i due sboccia la tenerezza dell’amore; tenerezza che verrà soppiantata dall’arrivo di Achmet, che farà conoscere a sara il lato dell’amore passionale e travolgente. A causa dei due mondi così diversi e della scelta che le si prospetta, o Arrigo o Achmet, sarà la morte a salvare entrambi i suoi amori.
Si narra che nell’antica Mesoraca, nel 1586 nacque una bambina chiamata Sara. Dalle greche forme, dagli occhi bruni, dalle tinte rosee, era un incanto di sovrumana bellezza. I giovani ben presto iniziarono a fare gara per chiederne la mano, ma nessun fidanzamento era mai stato annunciato. Tutto cambiò con l’entrata in famiglia di Arrigo Luzzi, tornato a Mesoraca dopo alcuni studi napoletani interrotti a causa della prematura morte del padre Niccolò Luzzi. Arrigo, come da promessa al padre, fu accolto nella famiglia di Adriano Rossi, il padre di Sara. Crebbe insieme a Sara e ai fratelli, benvoluto e beneamato da tutti. Essendo già un giovane di primo pelo, Arrigo era bello e avvenente negli atti. Fu tuttavia la sua gentilezza e la sua semplicità a trasformare ben presto gli sguardi tra lui e Sara. Il loro non era un amore impossibile o gravato da pesanti ostruzioni. Il loro amore era stato causato da un canto. Grazie agli studi che aveva fatto, Arrigo aveva scoperto una forte inclinazione alla poesia dei trovatori e poiché nessuno dei fratelli adottivi aveva mostrato lo stesso suo interesse, egli aveva potuto trovare solo in Sara un perfetto orecchio cui rivolgere quelle poesie conosciute ormai a memoria e che lei aveva imparato con grande entusiasmo. Una sola poesia la spiazzò: una poesia che mai nessuno scrisse, che mai nessuno ha udito al di fuori di lei. Una poesia che Arrigo improvvisò solo per lei, piena di timidezza e desiderio che smosse a Sara un accenno di sorriso ma allo stesso tempo una forte paura data da tanta sfrontatezza. Arrigo, spiazzato da quello che aveva l’aria d’essere un gran rifiuto, trascorse giorni e giorni in isolamento, riempiendo di parole e imprecazioni il taccuino vermiglio che portava sempre con sé. Lui non poteva saperlo, ma anche Sara passò in solitudine gli stessi suoi giorni, adirata con se stessa per la sua incapacità di capire quanto quella sua iniziale paura altro non fosse che inquietudine d’amore. Piena di vergogna, tante volte aveva ingoiato le mille dichiarazioni studiate per Arrigo, e lui sempre più la teneva lontana, arso dal dolore di tanta indifferenza, pensava lui. Ormai arresi al loro sogno d’amore infranto, i due si sforzarono nel tornare ad essere semplici e lontani fratelli, e come tradizione voleva, ogni anno tutti i membri della famiglia Rossi dovevano recarsi per i giorni della vendemmia nel podere di Vico Trojano. Proprio durante uno di questi giorni, si presentò nel piccolo paesino il Gran Signore Achmet I, imperatore dei Turchi, che nel suo viaggio per conoscere le tradizioni popolari calabresi, aveva voluto sostare in quel podere per apprendere le tecniche di coltivazione della vite. Al sol vederla, Achmet se ne è innamorò così intensamente da volerla come compagna. Per quanto egli mancasse di bellezza e profondità d’animo come Arrigo, pare che compensasse bene in fascino e spavalderia, virtù che non lasciarono impassibile Sara, preda di una grande confusione: trasporto per il bell’Arrigo ma slancio fisico per Achmet I. Conquistata dall’opulenza del signore di Costantinopoli, Sara si arrese al richiamo della passione, lasciando che Arrigo affogasse sempre più nel martoriante morbo della gelosia che trovò sollievo nelle attenzioni di una delle meretrici al seguito del turco. Adirata per aver perso il dolce sguardo che certo non le dispiaceva, Sara si incontrò di nascosto con Arrigo, e tra accuse reciproche di essere stati l’uno il tormento dell’altra, i due rabbiosi riuscirono a dichiararsi la dolcezza del sentimento che continuava ad unirli. Infiammato nuovamente dalla speranza, Arrigo la chiese in moglie ma ormai l’accordo con Achmet I era stato sancito: Sara sarebbe diventata una sposa turca. Irato, Arrigo sfidò Achmet I che gli propose una gara: far decidere Sara, e il rifiutato per onore si sarebbe dovuto uccidere. Cosciente che lo scegliere Arrigo avrebbe provocato la strage della sua famiglia per mano del turco che mai avrebbe rispettato il patto, e che lo scegliere Achmet I avrebbe provocato la morte di Arrigo, Sara fece la sua scelta trovando come soluzione all’inganno l’inganno stesso: s’uccise e lasciò che il suo corpo fosse donato ad Achmet, mentre il suo cuore ad Arrigo. Beffato ma colpito da tanta sagacia, Achmet in dono per lei lasciò un’ingente somma alla città di Mesoraca prima di andarsene. Arrigo invece, si narra che seppellì il cuore dell’amata insieme al suo taccuino affinché per sempre quel cuore potesse godere delle parole che lui non riuscì mai a dirle.
abiti: Istituto di Istruzione Superiore IPSIA “Leonardo Da Vinci” Castrovillari (CS)
modelli: Federica Lanzone e Flavio Caputo
Ricerca storica: Luigi Bilotto
Adattamento testi: Alessandra Key Cappa;
Acconciature e trucco: Vicky Guzzo hair stilist
Foto: Biagio Oliverio